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Seoul, tra grattacieli, cultura pop e templi buddisti

Seoul, una delle città più “cool” dell’Asia, dove passato, presente e futuro convivono e si intrecciano, è la capitale della Corea del Sud considerata fino a poco tempo fa, solo uno dei tanti stati asiatici, collocata da qualche parte tra la Cina e il Giappone. Questa piccola penisola dalle coste frastagliate, con un entroterra di boschi e montagne, ha una personalità unica, originale e affascinante. Qui infatti la natura lussureggiante e incontaminata fa da incantevole scenario a città e megalopoli frenetiche ed eccentriche, come lo è proprio la sua capitale, Seoul: un’enorme metropoli i cui moderni grattacieli, metropolitane tecnologicamente all’avanguardia e cultura pop si alternano ad antichi templi buddhisti, pagode e monasteri che si affiancano senza imbarazzo ad audaci grattacieli in vetrocemento, chiassosi locali da karaoke e mercati di strada.

Situata nel nord-ovest del Paese, poco più a sud della zona demilitarizzata coreana, adagiata sulle rive del fiume Hangang – e in passato conosciuta come Hanyang – Seoul è racchiusa da diciotto chilometri di fortezze volute dall’antica dinastia confuciana Joseon, tutte ancora ben conservate dopo 600 anni dalla loro costruzione. Centro politico, culturale, sociale ed economico più importante dello Stato rappresenta una delle più forti economie mondiali oltre ad essere la sede delle multinazionali che operano nel Paese.

Simbolo visibile di quello che viene chiamato il “miracolo del fiume Han”, riferito agli enormi progressi nel campo dell’economia sudcoreana negli ultimi decenni, la città è un importante centro industriale, specie per quanto riguarda la produzione di beni di consumo (alimentari, tessili, cartari), ma è soprattutto sede di attività di servizio (commerciali, finanziarie) e culturali.

Seoul viene universalmente riconosciuta come “la città più felice al mondo”, non solo per le sue attività fiorenti, ma per il tenore di vita dei suoi cittadini, il livello d’istruzione e non ultimo l’alto grado di sicurezza per la quasi assenza di reati. Ma, se a prima vista Seoul può apparire come la quintessenza della modernità, si scopre quasi subito come qui sono ancora presenti antiche tradizioni legate al buddismo e al confucianesimo con i suoi scenografici templi in cui convivono, insieme ai grattacieli e alle vie dello shopping di maggiore tendenza di tutto l’Oriente, pittoreschi villaggi del passato con le tipiche “Hanok”, le case tradizionali della Corea.

Ma è girando per la città che si possono visitare alcune tra le maggiori attrazioni come il Namdaemun, colossale porta della città costruita nel XIV secolo, considerato il tesoro nazionale numero uno della Corea del Sud, la Dongdaemun Design Plaza, un centro convegni dall’architettura sinuosa con un parco sul tetto e il palazzo di Gyeongbokgung, il più grande dei cinque magnifici palazzi reali di Seul costruiti in epoca medievale dalla dinastia Chosun che un tempo possedeva più di 7.000 camere. Tra gli altri palazzi reali troviamo Gyeonghuigung, Deoksugung e Changgyeonggung e l’immenso Palazzo Imperiale Changdeokgung eletto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, oltre al Jongmyo Shrine, uno degli storici santuari confuciani tra i più frequentati, dedicato alla commemorazione di re e regine dell’amata e lunga dinastia Joseon (1392-1910).

Purtroppo questi meravigliosi palazzi sono stati distrutti o fortemente danneggiati nel corso dei secoli a causa dei grandi conflitti che la città ha subito, lasciando profonde ferite ancora visibili nelle fondamenta di Seoul. Ma oggi ciascuno di questi palazzi è stato riportato alla sua antica gloria e vanta opere d’arte e architetture tradizionali.

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Foto di Pexels

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