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Zanzibar, l’isola delle spezie

Zanzibar è un arcipelago della Tanzania al largo delle coste dell’Africa orientale formato da due isole principali, Unguja (in Kiswahili) e Pemba, circondate da numerose isole minori. Si trova a 25 miglia dalla costa orientale della Tanzania (Mainland). Il nome sembrerebbe derivare dal persiano zanj, che significa nero e da bar che significa costa: da cui Zanzibar, la popolazione nera della costa.

Nella sua isola principale, Unguja, si trova la capitale Stone Town conosciuta anche con il nome di Mji Mkongwe, un antico centro per il commercio con influenze swahili e islamiche.
Appena arrivati a Stone Town l’impressione è quella di essere catapultati indietro nel tempo. Qui si trovano tracce dell’antico Regno di Persia, della corte dei principi swahili e dell’Oman dei califfi dove prenderanno vita le leggende sui mercati Shirazi mentre si ripercorrono i sentieri della tratta degli schiavi.

Tra le viuzze tortuose, che si intersecano senza una logica apparente e su cui si affacciano le tradizionali case zanzibarine imbiancate a calce, sorgono minareti, portali scolpiti ed edifici del XIX secolo, come il Palazzo delle Meraviglie (Beit-el-Ajaib). Costruito nel 1883 come palazzo delle cerimonie dal sultano Barghash, è un edificio sontuoso, in grado di evocare i fasti dei sultanati e attualmente ospita il National Museum of History and Culture, con esposizioni sugli swahili e i dhow, le tipiche imbarcazioni a vela che si usano tuttora.
Un altro palazzo da non perdere è il Beit el-Sahel, ricostruzione della dimora del sultano Seyyid Said che fu distrutta durante i bombardamenti inglesi del 1896, un grandioso edificio che occupa più isolati e che un tempo, con l’adiacente Beit el-Hukum, l’harem, costituivano una vera e propria città nella città. Da visitare anche la Cattedrale Anglicana che sorge dove un tempo c’era il mercato degli schiavi e la casa natale di Freddy Mercury, nato e vissuto a Stone Town fino all’età di 8 anni, quando andò in India a studiare.

Ma l’arcipelago è soprattutto caratterizzato da una interessante biodiversità. Comprende infatti una foresta pluviale tropicale, mangrovie e coste lussureggianti che ospitano una grande varietà di piante, come la riserva naturale di Jazani Forest. In quest’area di oltre 3.000 ettari si trovano enormi eucalipti, palme giganti e le tipiche palme da cocco. Questa vegetazione, fitta e rigogliosa, è anche la dimora delle scimmiette dal dorso rosso, le Red Colubus, e ospita inoltre varie specie di mammiferi, uccelli e invertebrati.

Zanzibar è da sempre considerata un vero e proprio crocevia di culture, e rappresenta uno dei luoghi più significativi della cultura swahili, data l’influenza delle culture arabe, persiane e bantu e della grande attività commerciale che ha sempre intrattenuto con l’India, la Cina e il Medio Oriente. Benché abitato da popolazioni autoctone sin dalla preistoria, l’arcipelago di Zanzibar vide una sempre maggiore influenza dei commercianti arabi (persiani in particolari) e dei cinesi, che la usavano come punto di approdo per i commerci di spezie e materie prime.

Qui a Zanzibar infatti, si possono visitare piantagioni di cannella, cardamomo, curcuma, chiodi di garofano, cumino, pepe, hennè, noce moscata, peperoncino, zafferano, ananas, vaniglia e zenzero. Proprio le spezie locali furono il vettore della crescita economica e dello sviluppo di Zanzibar come centro commerciale fra l’Africa e l’Oceano Indiano.

La cucina di Zanzibar è da sempre legata al commercio delle spezie, largamente coltivate in tutta l’isola. Il pilao, la curcuma e la cannella sono solo alcune delle più utilizzate nella gastronomia isolana. Un’altra caratteristica fondamentale è l’onnipresenza della noce di cocco che cresce spontaneamente. Infatti, tra i piatti più diffusi troviamo il piatto nazionale tanzanico, il Pwewa wa Nazi, un polpo con latte di cocco, patate e spezie e l’ugali, composto da polenta di manioca servita con pesce e verdure.

Fhoto Credits
Foto di Klimentgrozdanoski da Pixabay

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